Strabone dà anche un breve cenno alle acque calde e salse
di Thermai Selinuntiai2,
identificabile nell'area di Locogrande, vicino l'antica Selinùntia
odòs che collegava Selinunte con Akragas.
Lungo il tragitto Lilybeum-Syracusis-Messana, l'Itinerario
Antoniniano elenca Aquis Larodes (fig.76), un insediamento
romano che decadde a funzioni di mansio nel IV secolo d.C.,
quando una nuova struttura si rese necessaria non lontana dalla
costa, per il trasporto cerealicolo via mare.
La Valle dei Bagni (fig. 81-99), proprio all'ucita dell'odierna
Sciacca, offriva buone opportunità commerciali, per la sua
posizione che si estende fino al mare e che ancora oggi comprende
un'area ricca di diverse acque termominerali 3.
Il torrente Carrozza (fig. 88,90b) raccoglie gli scarichi d'acqua
Solfurea nella Valle dei Bagni, prima di avviarsi verso il mare.
Tutta la zona, fino alla sorgiva dei Molinelli (fig. 105-108), dovette
costituire sede per una seconda statio dell' Itinerario
Antoniniano, cioè Ad Aquas (fig. 76), edificata
sul tragitto Messana-Catina-Lilybeum, distante due miglia
da Aquis Larodes (la differenza in miglia romane si ottiene
facilmente dall'Itinerario, se si mettono le due stazioni in rapporto
con Agrigentum).
Nel XVII secolo, la zona apparteneva al barone Leofante che sulla
facciata della sua abitazione di Sciacca, proprio accanto alla Porta
dei Bagni, aveva collocato un'epigrafe romana 4
del IV secolo (fig. 78) riportante la costruzione di una statio
lungo il cursus publicus romano.
Poichè non si conosce l'origine dell'epigrafe, è deduzione
logica che essa provenga dal terreno dei Leofanti, che si trovava
a sud della Valle dei Bagni 5,
e che quindi si riferisca alla statio Ad Aquas. L'epigrafe
costituisce anche un importante documento dell'attività edilizia
da parte dei Romani in Sicilia, durante il IV secolo d.C., da collegare
molto probabilmente a provvedimenti per una migliore utilizzazione
delle acque e delle relative strutture.
Il segmento VII 1 della Tabula Peutingeriana (fig. 79-80) rappresenta
il territorio di Sciacca come in una grande area quadrata con due
torri situate frontalmente, agli angoli, ed il nome Aquas Labodes
6: un grande simbolo che raffigurava
la Direzione per il trasporto di merci e ufficiali nella provincia
siciliana, evidentemente in rapporto con una stazione termale. In
quest'area, purtroppo, non sono mai state condotte ricerche sistematiche
a scopo archeologico.
Nei tempi passati, bagnarsi non implicava necessariamente l'uso
dell'acqua, come si riscontra dall'utilizzo delle grotte vaporose
di monte Cronio (fig. 24a-30), distante 7 km da Sciacca, dove fare
il bagno equivale a sedersi in una grotta speciale (denominata Antro
di Dedalo) e a rimanere in attesa di un'abbondante sudorazione.
Tale pratica si trova ben descritta in Diodoro Siculo (IV 78), quando
afferma che Dedalo adattò una grotta del territorio selinuntino
a luogo termale, in cui poi trovò la morte Minosse. Sebbene
Pausania riporti una variante del racconto - secondo cui Minosse
morì per mano delle figlie di Cocalo, re del luogo - vi sono
buone ragioni per pensare che il decesso sia avvenuto durante una
pratica termale, in una cavità da localizzare nel monte Cronio,
non esistendo altre grotte vaporose nel territorio di Selinunte.
Tali eventi - non sappiamo se storici o mitologici - fanno intuire
l'interesse che i popoli antichi nutrivano verso le risorse termali
(la morte di Minosse viene datata convenzionalmente al XIII secolo
a.C.) ed hanno suffragato l'ipotesi che Dedalo abbia portato tra
le genti sicane una cultura civilizzatrice. Inoltre, i racconti
possono adombrare tentativi espansionistici nella Sicilia sud-occidentale
- da parte di genti cretesi che vennero sconfitte - com'è
simbolicamente rappresentato nella morte di Minosse.
Dal punto di vista geologico, sin dall'età Quaternaria si
sviluppò all'interno del monte Cronio un complesso carsico
di gallerie (fig. 4a-4b) che rese le cavità superiori praticabili
dal Paleolitico sino alla fine del terzo millennio a.C., quando
diventò impossibile vivere dentro di esse per l'insorgenza
del vapore. Nella parte inferiore del complesso carsico, già
studiato dagli speleologi nel 1942, furono rinvenuti per caso -
nel 1957 - alcuni vasi preistorici di età neolitica. Ciò
rese possibile datare l’evento geologico che mise in comunicazione
le gallerie carsiche con il bacino termale sottostante, permettendo
così al flusso vaporoso di arrivare all'uso esterno.
L'importante scoperta archeologica è costituita da vasi,
alti circa un metro, che ammontano a circa quaranta pithoi
dello Stile di Malpasso (fig. 2-3), depositati nelle viscere della
montagna e facenti parte di un culto reso ad una divinità
preistorica sconosciuta, da mettere in rapporto con i fenomeni geotermali
del 2000 a.C.
Le grotte superiori furono abbandonate fino al V secolo a.C., quando
i coloni greci cominciarono a frequentarle di nuovo a scopo religioso,
come provano le statue di Demetra e le lucerne (fig. 18b) in mostra
presso il locale Antiquarium (fig. 21a, 50). Inoltre, mezzo metro
sotto l'attuale pavimento delle grotte superiori, si estende ininterrottamente
una serie di lastre in terracotta, collocate durante il III-I secolo
a.C., che costituiscono il pavimento di un insolito santuario di
età classica, dedicato alle forze ctonie delle cavità
vaporose.
L'atteggiamento religioso verso il vapore, esalante dalla montagna,
ebbe molti rapporti con i culti della madre terra, sia in età
preistorica che in età classica, ed è improbabile
che le cavità superiori possano essere state utilizzate come
luogo per una vera e propria cura, poiché, trattandosi di
grandi cavità, il vapore vi si disperdeva. Verosimilmente,
solo l'acqua termale deve essere stata utilizzata, durante il periodo
greco-romano, per fini curativi nel territorio di Sciacca.
Quando nel V secolo d.C. la zona fu scelta per l'evangelizzazione
da parte di Calogero, un eremita cristiano, ebbe inizio una nuova
pratica corporea e mentale. A quell'epoca risale, come da accertamenti
archeologici, l'adattamento dell'Antro di Dedalo ad ambiente di
cura: diversi sedili in pietra furono collocati all'interno della
grotta e furono realizzati alcuni muri (fig. 24b) per concentrarvi
il vapore. Poiché l'eremita conosceva il valore curativo
delle risorse termali, deduciamo che deve essere stato proprio lui
a suggerire l'uso corretto delle grotte vaporose e delle acque termali,
mentre si prendeva carico delle persone che lo cercavano sia per
problemi corporali che spirituali. Questa nuova cultura termalistica
del V secolo liberò il territorio di Sciacca da antiche credenze
e dalla cultura pagana, e si diffuse in altri centri termali della
Sicilia occidentale, come Termini Imerese e Lipari, dove si trovano
altre terme dedicate al Santo.
I monaci di san Calogero, lungo i secoli, tramandarono sul monte
Cronio la spiritualità del Santo e determinarono un particolare
fenomeno a cui diamo la definizione di termalismo religioso, cioè
un atteggiamento di fede verso la malattia, da curare con mezzi
naturali. Fu per tale motivo che, durante il Medioevo, l'uso curativo
delle grotte e delle acque termali non subì interruzioni
a Sciacca, ritrovandosi buona documentazione delle pratiche idrotermali
sia nella dominazione araba che nella successiva restaurazione del
Cristianesimo ad opera del conte Ruggero 7.
[Questa relazione costituisce anche il primo capitolo della
"Storiografia delle Terme di Sciacca" (vedi home page)
a cui si riferiscono i numeri delle figure citate fra parentesi]
1.
Erodoto V 46,2.
2.
Strabone,VI 275; cf. K. Ziegler, col. 2387-2388.
3.
Fino al secolo scorso, oltre all'Acqua Solfurea, il torrente raccoglieva
pure l'Acqua Ferrata che scomparve insieme all'Acqua Santa e all'Acqua
delle Palme. Sul versante orientale della Valle dei Bagni si trova
l'Acqua dei Molinelli, che viene ancora utilizzata per bagni all'aperto.
4.
Catalogata da T. Mommsen, C.I.L., vol. X2, n.
7200.
5.
G.A. Granone, op. cit.: 135; cf. V. Palermo, atto not.
2 ago. 1599, A.S.S.S., vol. 902, f. 616v.
6.
Aquas Labodes è il nome composto che si ottiene da Ad
Aquas e da una variante di Aquis Larodes, come Iabodes
nel Ravennate (VII sec.) e Labodes in Guidone (XII sec.).
7.
L'uso delle grotte vaporose, durante il IX sec., è evidenziato
dagli Inni di Sergio, un monaco del cenobio di san Calogero. Nel
XII sec., il territorio di Sciacca fu dato in dote alla contessa
Giuditta,figlia del normanno conte Ruggero, ed ebbero inizio le
Consuetudini della città. Il regolamento di accesso ai bagni
d'acqua e a vapore è contenuto nel capitolo De Balneis
del Libro Rosso, che permetteva agli Ebrei di farne uso solo di
venerdì e alle prostitute solo di sabato.
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